ed inoltre:
LA LEGGENDA DI SAN COLOMBANO
(tratta da: Maria Cristina Citroni, Leggende e racconti dell’Emilia Romagna, Newton Compton Editori, Roma, 1983)
Dal punto di vista storico:
San Colombano, monaco irlandese, fondò, in provincia di Piacenza, l’antica abbazia di Bobbio, paese in cui è venerato patrono.
Intorno a questo santo, divenuto nei secoli una sorta di eroe mitico, la tradizione popolare piacentina ha creato molte leggende; eccone alcune.
LA LEGGENDA DI SAN COLOMBANO E IL DIAVOLO
Poco prima che egli nascesse sua madre sognò di dare alla luce, anziché un bambino, un bellissimo astro i cui raggi illuminavano l’universo.
Ancora giovane, Colombano, lasciò la sua nativa Irlanda e, compiendo miracoli, passò nelle Gallie, in Germania ed in Italia.
S’invaghì del cielo italiano e avuto in dono dal re Agilulfo una parte del territorio di Bobbio, fondò in riva al fiume Trebbia il tanto celebre monastero. Con la carità e con i miracoli guadagnò il cuore dei fedeli e degli increduli.
Un brutto giorno il diavolo, forse per attirare l’attenzione, mise in mostra nei dintorni una bellissima inferriata.
Molti fabbri accorsero e cercarono d’imitarla, ma il segreto della fattura dei nodi, che formavano l’originalità e la finezza del lavoro sfuggiva a tutti. E il diavolo se la godeva…
Colombano allora ideò di costruire un ponte sulla Trebbia.
Sfortunatamente però non riuscì a raggranellare la somma necessaria per eseguire i lavori. In quel frangente il diavolo gli si presentò.
“Se tu” gli disse “mi prometti di lasciare in mia balia la prima anima che passerà sul ponte, io ti aiuterò a costruirlo”.
“Il primo ESSERE che passerà sul ponte sarà tuo” disse sottilmente il monaco.
Così il demonio, credendo di aver sconfitto il suo avversario, mise mano al lavoro.
Quando fu ultimato, Colombano gettò sul ponte un pezzetto di pane e vi fece accorrere un cagnaccio che aveva portato con sé: al derisorio smacco, il diavolo digrignò i denti e cercò tosto, con l’occhio in fiamme, l’autore dell’odioso inganno…
Vedere il monaco, inseguirlo, insultarlo, fu tutt’uno.
E il santo a pazientare, a proseguire il suo cammino come nulla fosse; e l’altro a inasprirsi, ad aumentare la dose d’ingiurie.
Quando giunsero ad un sentiero che conduce al Monte Penice, incontrarono una donna che aveva del riso nel grembiule.
Senza dir verbo, Colombano ne prese una manciata e la lanciò contro il suo persecutore. Oh, miracolo” I granelli di riso, anziché colpirlo, si trasformarono in sassi neri… e, meraviglia” Essi riunendosi a formare delle grotte spaventose, sporsero, sporsero, quasi a precipitare…
Questi massi neri esistono ancora e si chiamano “sassi del diavolo”.
Qualche tempo dopo, fra i Bobbiesi, passò di bocca in bocca quest’altra grande novità:” Il Santo ha fabbricato un mulino bianco, trasparente, un bellissimo mulino che sembra di ghiaccio”:
Il demonio si unì ai curiosi ed andò a vederlo. Gli piacque molto e disse al proprietario: “Se me lo chiedi, ti regalo la mia inferriata che nessun fabbro riuscirà mai ad imitare”. Colombano, che la desiderava da tempo, annuì ed il contratto fu concluso.
Ma che è, che non è, si alzò un vento caldo ed il mulino, che era proprio di ghiaccio crollò e si sciolse fra lo stupore generale.
Il diavolo, sdegnato, disse ghignando al monaco.” Io ti lascerò ugualmente la mia inferriata, se sarai capace di trasportarla col solo aiuto del tuo asino”. Quel capolavoro era pesante e tutto d’un pezzo, ma il santo lo piegò miracolosamente in quattro parti e, senza la minima fatica, lo caricò sulla groppa del suo paziente somaro.
Strada facendo, Colombano s’imbattè in un vecchio contadino che seminava piselli. Lo guardò con benevolenza, gli chiuse le pupille ad un sonno profondo, gli fece maturare i piselli e tranquillamente proseguì il suo cammino. Il demonio, invece, seguiva con crescente irritazione le orme che l’asino aveva lasciato sul terreno, ma batteva una strada falsa, giacché il santo, per far perdere le sue tracce, aveva maldestramente capovolto i ferri al somaro.
Ad un certo punto, tuttavia, il diavolo, accortosi dell’inganno, tornò sui suoi passi e, accecato dall’ira, rifece la strada correndo.
Incontrò il vecchio contadino. “Avete visto” gli chiese “un uomo e un asino carico di un’inferriata?”. “L’ho visto” gli rispose “quando seminavo questi piselli” e con compiacimento gli indicava che erano già maturi.
Il diavolo allora, per poter correre a suo bell’agio, gettò rabbiosamente sul luogo del miracolo i grossi sassi neri, che aveva portato per scagliarli contro Colombano e corse, corse sperando di raggiungerlo e di strappargli con la forza la sua inferriata.
Il diavolo non venne a capo di nulla, poiché la leggendaria inferriata era già stata religiosamente nascosta nel sotterraneo del convento, ove, molto ammirata si trova tutt’ora. Si vuole anche che, per circa un secolo, essa servisse di custodia alle preziose spoglie di San Colombano.
saluti passerotto68 :wink: :wink: :wink: :wink: :wink: