Ciao a tutti,
Come mia presentazione, dopo ormai anni che mi sono iscritto a questo forum, vi metto -con minimi cambiamenti- la mia motostoria che qualche settimana fa ho pubblicato sul forum XT600.it (che fra poco non esistirà più).
Buona lettura. Tenete a mente che sono svizzero.
I vostri motorini hanno sempre portato complessi d’inferiorità agli svizzeri. I nostri non potevano avere le marce ed erano limitati a 30 km/h. Il 125 lo potevamo guidare solo a 18 anni.
Questo ha portato generazioni di svizzeri a diventare meccanici …
A 30 all’ora non venivi considerato da nessuna compagnia se non perché qualche bulletto necessitava di un passaggio. Nota bene che, essendo in Svizzera, era illegale andare in due e la multa se la beccava il conducente, non il bulletto.
A 30 all’ora restavi indietro, non cuccavi e non andavi alla festa delle medie.
Fortunatamente a pochi chilometri abbiamo la frontiera del Belpaese. Posto in cui, nel ridente borghetto di Cannobio, sorgeva un piccolo negozio dalle grandi aspettative. Vendevano scarichi i cui nomi fantasiosi ti riempivano di aspettative e sogni. Si chiamavano Sito, Espansione, Bitubo, Proma fino ad inoltrarsi nel regno animale col meraviglioso Serpentone.
Io avevo un Fantic Issimo che come tutti i motorini originali nel paese del cioccolato ti faceva fare figure di mexda con le ragazzine e portava alla sottomissione ai bulletti. Dopo qualche timida modifica alla carburazione e il passaggio allo scarico originale italiano (quello svizzero era la principale ragione della velocità di punta così limitata) accedevo finalmente ad un rango leggermente migliore di “ultimo pirla”. Così, assieme al altri che cercavano un rango migliore nella mandria, ci si recava a Cannobio. La faccenda non era semplice. In Italia, già allora era obbligatorio il casco e perfino uno specchietto. Nessuno di noi aveva nessuno dei due. Per finire ci si organizzava in qualche maniera e si scendeva verso la Terra Promessa in cerca dell’antidoto.
Nel mio caso l’antidoto si chiamava Pollini 75, Espansione, Serpentone e 15/15.
Così dopo poche ore di ritiro spirituale nel garage di mio padre, sortivo finalmente con accesso all’affermazione del branco. Naturalmente la faccenda delle ragazzine non funzionò ancora e continuavano a cuccare i bulletti.
Ma prima di tutto questo, quando mio padre andava in Giappone per lavoro 2-3 volte all’anno per 2-3 mesi alla volta, io ho avuto a disposizione tanto tempo per cercare e infine trovare tra i cavi nascosti nel faro, la magica presetta, che quando staccata, mi permetteva di accendere la “moto” senza chiavi.
Si trattava di un modello che voi nel Belpaese, malgrado generali vantaggi motoristici, non avete mai messo sotto il vostro lato B: la bellissima Suzuki RV50 (di cui oggi ho 3 esemplari).
Ed è stato certamente questo sentire la violenta accelerazione dei 4 CV nella via di casa a lasciarmi infettato col virus che ci unisce su questo forum.
Ma continuavo a fare l’amore, anche diverse volte al giorno, purtroppo sempre da solo. I bulli cuccavano anche se il mio motorino era molto più veloce del loro e io restavo nella mia relazione forzata con Federica.
Cadde dunque il mito del motorino e ritornai alla bicicletta per ancora oltre ad un anno. Ci volle una soluzione radicale e in un batterbaleno temporale si svolsero una serie di avvenimenti che malgrado il cortissimo periodo storico ricoprono anni della mia memoria.
Prima arrivò la moto: una bellissima Honda CM125 che andava solo marginalmente più veloce del mio motorino. Poi, un più sostanziale cambiamento di orizonti: la patente dell’auto. Non avevo la macchina, ma mia madre mi prestava la sua bruttissima e lentissima Talbot Horizon automatica col servosterzo rotto. Ma con questo mezzo non necessitavo più di spazi privati, solo di posteggi imboscati.
In realtà la fauna femminile aveva già cominciato a sorridermi da qualche tempo, ma l’auto ha elevato alla potenza le prime opportunità per abbandonare la fedele Federica.
Per alcuni anni mi concentrai dunque su questo potenziale. Naturalmente le moto non mancarono lo stesso.
Cominciai col comprami un rottame di una Honda Four 750 che a seconda dei colpi che prendeva del fondo stradale andava a 4 oppure a 3 cilindri. Poi una BMW K100RT (la peggior moto che abbia mai avuto). Ancora la malattia non era gravissima e riuscii a venderle tutte.
Poi prese il sopravento il morbo del viaggio. Passai anni in giro per Australia, Thailandia e Cechia, mantenendo ormai sempre in cima alla lista quella dolce cosa che assomiglia allo sascimi di salmone.
Ma quando era scorsa già un po’ acqua sotto i ponti il virus prese definitivamente il sopravvento, tra le altre cose impossibilitandomi a mai più vendere una moto. Ricominciai con la moto che finì per lasciare il solco più profondo: la Yamaha XT550!!!
Per alcuni anni ci sono andato in Scandinavia, in Francia, in Cechia, in Tunisia e … in Italia.
Comunque, ancora quella cosa che profuma di perdizione mi speronava, e anche la ragazza americana con origini giapponesi che avevo trovato lungo il percorso mi speronava per ore e ore.
Per poter portare costei in moto mi sono dunque comprato l’eccezionale Honda Africa Twin XRV650, la prima e la migliore di tutte le AT.
Però fino a questo punto non sembrava che il virus motociclistico potesse causare problemi sproporzionati, ma era l’inizio di una grave malattia che cominciava a manifesterai sempre più intensamente.
Pochi anni dopo decisi di aver bisogno di una moto intelligente. Comprai una Kawasaki ER-5. Una moto che la danno per novellini e donne. Io non l’ho ma percepita ne come intelligente ne come da novellino. Con questo ferro semino tuttora chiunque nelle stradine dove amo girare.
Ma dopo la donna che col suo fuoco bruciava tutte le mie energie ho trovato quella giusta che ha portato la fiamma nel mio cuore.
Allora ho dovuto comprare una moto più adatta al viaggiare in comodità, senza dover andare a scapito delle prestazioni, specialmente le prestazioni di accelerazione e velocità. Non ho dunque avuto altra scelta che quella di aggiungere una Yamaha FJR 1300 alle precedenti 3 moto.
Le mie condizioni ora però sono diventate gravi e sto cercando di guarire. Infatti solo due anni fa ho comprato anche una Honda VFR750 del 1992 – naturalmente rossa!
Così dopo tanti anni frenetici, la cura contro il virus motociclistico è arrivato dalla natura stessa che – se tutto va bene – fra una decina ti giorni mi porta il mio primo nato.
Dunque devo aggiustare l’ABS della FJR1300.