Ieri, Villi ed il sottoscritto siamo andati a trovare Flavio (Tango) per portare il saluto nostro e, automaticamente, anche quello di tutti gli amici dei vari (che poi sono 2) forum.
Flavio ci ha raccontato con maggiore dettaglio la sua odissea e, sinceramente, non si può che ammirare la forza con la quale reagisce a questa situazione nella quale sarebbe molto facile cadere in depressione assoluta, abbandonarsi, mollare psicologicamente la presa con un fisico che non solo ha subito la terribile aggressione della malattia, ma anche gli scossoni ed i contraccolpi della terapia che è massiccia, dura e debilitante.
Ma Tango è lì, sorridente nell’ alzarsi ormai da solo dal divano e sorridere perché, grazie ad un paio di scarpe da motociclista con rinforzi, sta in piedi e, appoggiandosi a mobili e pareti, già è contento di potersi sollevare dal divano della sala, andare in cucina e riapparire con due birrette in mano per noi, in piedi, in equilibrio. E così ci fa vedere il miglioramento, la regressione della malattia che solo pochi mesi fa lo costringeva su du una carrozzella e poche settimane fa non gli permetteva di camminare senza spingere dinanzi a sé un appoggio per non cadere.
Forse solo immaginare cosa ha visto in quei lunghissimi mesi d’ospedale sarebbe stato sufficiente a deprimere la maggior parte di noi e chissà quali momenti ha passato, quante cose non ci dice.
Ma Flavio ci ha ricevuti con un sorriso pacato, quasi analizzando i sui miglioramenti senza compiacersene più di tanto, spiegando la cronistoria della sua malattia e della lotta che sta vincendo senza sussulti, sommessamente, con grande precisione.
Intorno a lui, sulle pareti, foto e poster di motociclette e, nell’armadio, lì, a distanza di braccio, la sua tuta, momentaneamente accantonata ma mai riposta in un cantuccio e sempre normalmente pronta, piuttosto, ad essere velocemente indossata alla prima occasione.
Poi, fra una parola e l’altra, ci appare non solo un quadro clinico ma anche la cornice in cui è racchiuso: capiamo l’iniziale difficoltà di capire l’origine della malattia, le mille ipotesi, la caparbietà e competenza di un medico che l’aveva immaginata e che, pur non trovandone evidenza, ha continuato a cercare in quella direzione finché non l’ha beccato, l’ha stanato, il tarlo maledetto, che da allora non ha più potuto nascondersi, così biecamente, per colpire alle spalle, nel più vigliacco dei modi, con un tumore nascosto in una scapola.
L’hanno snidato e lo stanno colpendo.
Ne è quindi nato anche un quadro di sanità positiva, umana, capace di dare una mano al grande Flavio che per ora si lamenta solo perché basta poco a stancarlo, come se il peso che porta non contasse nemmeno un po’.
Oggi è Pasqua: che questo sia d’augurio una volta in più
Franco